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Riflessi di Città

RIATTIVIAMO I VESPASIANI NELLE NOSTRE CITTÀ

    

    
     Se è successo a voi quello ch’è capitato a un mio amico, comprenderete perché occorre chiedere a gran voce il ripristino dei vespasiani nelle nostre città.
    Sicuramente oggi non è più tempo di ricavarne un utile, come faceva l’imperatore Tito Flavio Vespasiano, imponendo una tassa sulla raccolta della piscia degli orinatoi, da cui ottenevano ammoniaca per il bucato. Ma non meravigliamoci se ancora oggi, come ai tempi della Roma imperiale, c’è bisogno di svuotare le membrane; ovverosia, come dicono i nostri vecchi, di cambiare l’acqua alle olive.
    Ma, bando alle ciarle e parliamo della nostra storia. Insomma il mio amico si trovò, per motivi di lavoro, lontano da casa. E siccome il bisogno fisiologico non tiene conto delle nostre esigenze ma solo delle proprie – sennò non si chiamerebbe bisogno – il mio amico cercò un posto dove poterlo soddisfare. Purtroppo, però, la ricerca non fu propizia. Veramente, trovò una specie di container che doveva essere servito alla bisogna, se ne accorse dalla colatura tutt’intorno, ma era chiuso. Allora vide di lontano un bar e si affrettò a raggiungerlo. Ordinò d’un fiato alla cassiera un caffè e subito chiese della toilette; ma quella lo informò che la toilette era guasta. Fortuna che il caffè era già pronto sul bancone; lo trangugiò d’un fiato, bruciandosi la gola, ed uscì di corsa, lanciato alla ricerca di un nuovo bar. Costretto a bere tanti altri caffè, senza raggiungere l’obiettivo, trovò infine un fast food, dove chiese del bagno, prima ancora di ordinare. Però gli venne risposto che doveva fare la fila, perché la chiave la davano solo ai propri avventori. Il mio amico sapeva bene che, nonostante tutti i saltelli e gli avvitamenti del proprio corpo, non ce l’avrebbe fatta, così fuggì via, lasciando interdetta la signorina che gli aveva parlato. Vide ancora un altro bar, ma era consapevole che non avrebbe mai potuto raggiungerlo; così girato l’angolo, si trovò contro il muro di un giardino dove, svuotando la sua dolorante vescica, si disse che non gl’importava niente di quello che poteva succedere…
    Questo si trovò a pensare, finché guardandosi intorno non si accorse dai rigagnoli e dall’insopportabile puzza che molti altri, prima di lui, avevano percorso la stessa strada.


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